sabato 28 marzo 2009
Picaro, movimento e orizzontalità nella letteratura spagnola: la “mudanza” dal Libro de Buen Amor al Siglo de Oro.
Il lettore ama la verticalità, riesce a rielaborare in maniera più organica e schematica la struttura del mondo. Nella Commedia Dante rappresenta l’umanità e la sua omologazione diastratica, su piani socialmente e ontologicamente diversi.
La letteratura contemporanea si esprime attraverso questo tipo di temporalità, per raccontare storie che rappresentano la velocità della nostra società, in un incessante e fragoroso rincorrersi tra tempo e individuo, reciprocamente, senza respiro, senza spazio per la profondità dell’attimo, senza la dimensione del paradigma, di quella visione delle cose che Kundera definisce pesante.
Quando l’inquietudine del movimento non riguarda più il tempo, si annulla la dimensione diacronica e prevale l’elemento diatopico.
La narrazione non è mai ferma su un solo spazio: i personaggi si muovono continuamente, dando vita a percorsi plurali, perché il loro scopo è quello di raccontare un solo irripetibile momento storico, in più luoghi possibili, e renderlo il centro dell’universo, cosicché si avrà una percezione amplificata dell’immagine dei tempi che si raccontano, un’icona indelebile agli occhi del lettore. La cronologia si ferma, ci si muove per terra e per mari, perché il rapporto tra il personaggio e il suo tempo si racconta sincronicamente mediante i luoghi. Il topos allora si fa specchio del kronos, in un gioco di alternanze simboliche di quelle che Kant chiamava categorie a priori.
Con questo saggio ho l’intento di dimostrare l’esistenza di una rete intertestuale di corrispondenze sineddotiche tra i personaggi e il loro vagare errante presente nei più grandi capolavori della letteratura spagnola.
L’archetipo della figura raminga dell’alcahueta, della furba lozana o puta vieja è la Trotaconventos del Libro de Buen Amor de Juan Ruiz, el arcipreste de Hita. Trotaconventos, lo dice il nome, trotar (girare), conventos (conventi), va in cerca di donne alle quali declamare le lodi del proprio committente, con il fine di farle innamorare. Si adopera con diversi artifici retorici per compiere la volontà dello spasimante, che brama di poter conquistare una donna. E’ un’adulatrice che vaga da un convento all’altro e che si guadagna la vita con l’inganno e il vagabondaggio. E’ una vecchia ruffiana, a metà tra un servo terenziano e un lenone plautino; sicuramente però un deus ex machina come Celestina nella Tragicomedia de Calisto y Melibea di Fernando de Rojas e la Lozana Andaluza di Francisco Delicado.
L’erranza di Trotaconventos è uno strumento di racconto della Spagna del Trecento, personaggio di ispirazione faceta e boccaccesca, ma estremamente importante per la genesi letteraria di una nuova forma di vita della municipalità iberica tardo medievale. Con Juan Ruiz nasce quel sottobosco di personaggi che girano in lungo e in largo, che si guadagnano la vita a piedi, errando da un capo all’altro del paese, in cerca di qualcuno da raggirare.
L’elemento del movimento è presente anche nel Cantar de mio Cid, ma si tratta di un desplazamiento strategico, programmato, volto al ripristino dei valori della Spagna cristiana: Rodrigo, el Cid, si batte per la Reconquista: è un eroe, un profilo di alte virtù. Si tratta di un movimento bellico, ove riecheggiano i toni della Chanson de Geste o del romanzo cortese di Chretièn de Troyes, non dei traffici di girovaghi pasticcioni.
Anche la Lozana andaluza di Francisco Delicado è un libro dove l’orizzontalità del movimento si incontra con la carrera de vivir (cioè l’arte di arrangiarsi), le avventure della lozana si dipanano tra Siviglia, Livorno e la Roma rinascimentale, immorale e depravata più che mai nel suo passaggio dai Medici ai Farnese.
Sarà soltanto nel 1552 che compare la prima figura di personaggio ramingo maschile, che vive di stenti e che impara l’arte del vivere vagando da un posto all’altro: Lazarillo de Tormes.
Lazaro de Tormes cresce spostandosi inarrestabilmente, il suo processo di conoscenza più che con l’andar del tempo si verifica nel corso delle sue peregrinazioni, tra un padrone e l’altro, in una questua miserevole dettata dalle leggi della lucha por la vida, come avrà a dire qualche secolo più tardi Pio Baroja. Con Làzaro nasce il picaro, forse, per le caratteristiche specifiche che la critica moderna gli attribuisce; ma altre due pietre miliari della letteratura picaresca sono Pablillo de Segovia nel Buscòn di Francisco de Quevedo e Guzmàn de Alfarache di Mateo Alemàn. Mentre in Alemàn oltre al tema del movimento e della carrera de vivir compare anche il motivo molto più serio dell’omicidio e della colpa, mirabilmente ripreso da un altro maestro dell’orizzontalità diegetica, Camino Josè Cela nella Familia de Pascual Duarte; nel Buscòn emerge un purismo picaresco, un atlante di geografia umana povera stracciona e tragicamente barocca.
Pablo de Segovia assomiglia molto all’Autolico del Racconto d’Inverno di Shakespeare, si muove continuamente, o perché fugge dai suoi creditori o perché è alla ricerca di qualche sprovveduto da ripulire; è un tour della povertà, a piedi o in carovana, una denuncia sociale della Spagna asburgica, un affresco impietoso e una satira feroce di un paese sordido e plebeo, il lato oscuro di un impero oramai amaramente trionfalista più che trionfante.
El viaje de Turquia, il Crotalon , il Persiles y Segismunda sono invece opere nelle quali affiora la commistione con il romanzo bizantino con l’intreccio avventuroso e di peripezie. Cervantes sarà grande interprete del romanzo moresco e bizantino, maestro del movimento e di questa narraciòn de la mudanza, (il Quijote ad esempio riassume tutte le varianti dei topoi emersi finora); si veda pure l’aderenza della propria biografia alle vicende della propria poetica. Eppure ancora una volta l’erranza, l’orizzontalità e il movimento trovano una espressione più alta nella Preciosilla delle Novelas Ejemplares, una Carmen ante litteram, subarchetipo etnografico della letteratura di Merimèe.
Vi sono altri probabili raffronti, ma ritengo i loci critici su cui si tesse questa parentela topica sufficientemente esaustivi a dimostrare che la dimensione diegetica “orizzontale” diventa, su un piano vagamente sinestetico, il presupposto essenziale per qualsiasi forma di arte realista.
Claudio Ferretti
domenica 8 marzo 2009
tesine
Argomenti e problemi che emergono nel correlare le materie.
Li invito a farlo adesso, non a maggio!!!
Grazie,
IL vostro porfessore,
claudioferretti2001@yahoo.com
mercoledì 4 marzo 2009
frasi oggettive- frases sustantivas
io voglio/che Mario vada al mare
Come si può vedere si esprime una volontà nella frase principale "io voglio", ma soltanto nella frase oggettiva si risponde alla domanda "che cosa"?
In italiano si usa sempre il congiuntivo nella frase oggettiva subordinata, anche se vi sono delle eccezioni. In ogni caso si tenga presente che il congiuntivo è da preferirsi all'indicativo.
IN spagnolo invece si trovano delle regole più rigide.
Se la frase principale è retta da un verbo di volontò, ordine, desiderio, influenza ( es. yo quiero, yo espero, yo deseo, yo ruego etc.) si incide sull'oggetto della subordinata, e la frase oggettiva dovrà essere espressa con un congiuntivo che rispetti la consecutio temporum.
es.
YO quiero que tù vayas al mar
Mario espera que Ines vuelva a ser su novia
Tù deseabas que yo te prestara dinero
Yo no queria que mis padres se fuesen a otra regiòn
Come si può vedere, nella frase principale viene espresso un indicativo e in quella subordinata sempre un congiuntivo (pres., imperf. etc) senza considerare se la frase principale è negativa o affermativa.
Un caso diverso invece si presenta quando il verbo della principale è di opinione ( es. yo pienso, yo creo, yo opino, yo dudo). In spagnolo questi verbi vengono anche definiti " verbos de la cabeza).
Se il verbo della frase principale è alla forma negativa, permane la regola come sopra. Pertanto la frase subordinata sarà al congiuntivo.
es.
Yo no creo que Juan sea un chico bueno
Ella no pensaba que su madre fuera tan mala
Invece, se siamo in presenza di un verbo di opinione alla forma affermativa ( yo opino, yo supongo etc.), il verbo della frase subordinata dovrà assolutamente essere all'indicativo.
es.
Yo pienso que Pilar es una chica muy mona
Ellos creian que tù fueras alemàn
Buono studio,
Per chiarimenti,
claudioferretti2001@yahoo.com
sabato 28 giugno 2008
visita alla galleria borghese
Chi fosse interessato non esiti a contattarmi tempestivamente al seguente numero di cellulare o al seguente indirizzo e-mail. Un saluto,
Claudio Ferretti
338-3241632
claudioferretti2001@yahoo.com
domenica 8 giugno 2008
lezioni di spagnolo "F.Baracca"
giovedì 12/06/08
venerdì 13/06/08
Per eventuali chiarimenti, potete contattarmi al seguente indirizzo:
claudioferretti2001@yahoo.com
Grazie,
CF
venerdì 2 maggio 2008
il 21/5 mostra di miro' -
joan miro' mostra san pietro in montorio - Cerca con Google: "Joan Miró - Galleria degli antiritratti - Reale Accademia di ..."
Claudio
IMPERATIVO AFFERMATIVO
La seconda persona singolare dell’imperativo affermativo di forma prendendo la terza persona del presente indicativo.
La seconda persona plurale si forma estraendo il tema dell’infinito e si aggiungendo i suffissi : AD – ED – ID rispettivamente per la I, II e III coniugazione.
verbo regolare
Infinto seconda persona singolare seconda persona plurale
CANTAR CANTA CANTAD
COMER COME COMED
PARTIR PARTE PARTID
I verbi irregolari fanno eccezione alla 2° persona singolare, mentre si regolarizzano alla 2° plurale:
verbo irregolare
Infinto seconda persona singolare seconda persona plurale
HACER HAZ HACED
PONER PON PONED
VENIR VER VENID
SALIR SAL SALID
TENER TEN TENED
DECIR DI DECID
HABER HE HABED
SER SÉ SED
IR VE ID
schema di riepilogo
IMPERATIVO AFFERMATIVO
SINGOLARE
1° pers. sing. | CONGIUNTIVO PRESENTE | 1° pers. sing. | CONGIUNTIVO PRESENTE |
2° pers. sing. | 3°persona PRESENTE INDICATIVO | 2° pers. sing. | TEMA + AD / ED /ID |
3° pers. sing. | CONGIUNTIVO PRESENTE | 3° pers. sing. | CONGIUNTIVO PRESENTE |
IMPERATIVO NEGATIVO si forma : NO + congiuntivo presente
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esempi
1. Id al mar maňana por la maňana.
2. No pienses demaciado.
3. No digas palabrotas.
4. Ve a hacer la compra y no vuelvas antes las ocho.
CONGIUNTIVO PRESENTE
Il congiuntivo è un tempo verbale che esprime un dubbio o un desiderio, indica in definitiva un’assenza di concretezza.
Come si forma:
esistono tre serie metafonoche, in pratica c’è uno scambio della vocale radicale:
A E A E I A
Quindi per formare le voci del congiuntivo presente uso il tema del verbo + le desinenze del presente con la vocale radicale cambiata:
CANTAR COMER PARTIR
Yo cant - e com- a part -a
Tù cant - e - s com-a- s part- a-s
Él cant - e com –a part -a
Nosotros cant –e-mos com-a- mos part –a- mos
Vosotros cant- é - is com- á- is part- á - is
Ellos cant –e –n com- a- n part- a- n
Congiuntivo presente per alcuni verbi irregolari:
ESTAR esté DAR dé
PONER ponga PODER pueda
HABER haya
HACER haga
TENER tenga
IR vaya
JUGAR juegue
DECIR diga
SER sea